venerdì 22 giugno 2012

Nba, l'ora di King James: Miami travolge OKC e sale sul trono

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/nba_miami_campione_re_james_finalmente_sul_trono/notizie/204064.shtml
di Gabriele Santoro
ROMA – Inseguiva una notte così da tanto tempo. Il ragazzo cresciuto al vento di Akron (Ohio) da una madre sedicenne, senza una figura paterna, ha mantenuto la promessa di un talento unico. Ora il fenomeno LeBron James è diventato campione. Il Prescelto strapazza, 121-106, Oklahoma anche in gara cinque di finale con una tripla doppia (26 punti, 11 rimbalzi, 13 assist) celebrativa e conquista il primo anello di una carrieragiunta alla svolta attesa. «È il giorno più felice della mia vita. Il sogno si è materializzato. Quando ho lasciato Cleveland sapevo che a Miami avremmo costruito un futuro luminoso. Questo è solo l’inizio», promette LeBron che qualche secondo prima dell'ultima sirena abbraccia il rivale Durant. Poi può cominciare la festa, magliette e cappellini d'ordinanza da indossare, e Wade arringa la folla.

La franchigia di South Beach mette in bacheca il secondo titolo Nba, dopo i fasti della stagione 2005/06 targati Wade-O’Neal. Gli Heat avvertivano l’urgenza di dare sostanza a un progetto ambizioso e denso di insidie. Chris Bosh (24 punti, 9/14 al tiro, +29 di plus/minus) e Dwayne Wade (20 punti, 8 rimbalzi, 3 stoppate) chiudono idealmente il cerchio dei “Big Three”, missione compiuta. Un sistema di gioco fatto di pura energia, che parte dalle situazioni difensive per affidarsi alle qualità individuali in attacco. Miami corre, appena può, e quando crea un vantaggio spazio temporale in campo aperto non c’è difesa avversaria in grado di adeguarsi ed attutire la forza d’urto fisica di James e compagni. Un successo costruito senza il canonico asse play-pivot.

Nel trionfo di Miami, immaginati due estati fa dal factotum Pat Riley, c’è un’altra storia da raccontare. Il comprimario Mike Miller (23 punti), tormentato dagli infortuni e a un passo dal ritiro dalle competizioni, si prende la ribalta con uno strepitoso 7/8 dalla lunga distanza. «Quando si presentano certe occasioni non puoi lasciartele sfuggire. E non me la sarei fatta scappare per nessuna ragione al mondo», sorride Miller.

Le statistiche. Nella sfida decisiva di una finale dominata dal secondo episodio a Oklahoma City, Miami indovina una prestazione balistica (14/26 da3) che raffigura uno stato di fiducia assoluto; controlla i rimbalzi (41-38) e si passa bene la palla (25 assist). Ai Thunder (11/28 da3) non basta il solito Kevin Durant (32 punti, 13/24 al tiro, 11 rimbalzi, 7 palle perse). Russell Westbrook (4/20, 0/5 da3) va fuori giri e prova ad innescare gli altri, mentre Harden (19 punti, 6/6 ai liberi) prova ad incidere.

«È dura, signori. In questa squadra siamo tutti fratelli e dispiace concludere in questo modo un’annata bellissima. Siamo arrivati fino a questo punto non per fare presenza», sottolinea Durant. La giovane Oklahoma, età media inferiore ai 23 anni, si dimostra ancora acerba. I Thunder non sono riusciti a ripetersi sul livello della splendida finale di conference vinta contro San Antonio. Ma l'appuntamento è semplicemente rimandato.

La partita. Si parte in equilibrio, 11-10 al 5’30. L’ingresso di Miller all’ottavo minuto disegna però subito un altro orizzonte: l’ala del South Dakota infila due triple in 45 secondi e Cole (1/2 da3) cerca di imitarlo, 31-26 al 12’. Oklahoma risponde con il veterano Fisher, 34-32. Miami vola armoniosamente sulle ali dei tre moschettieri: James (9 punti), Wade (9 punti) e Bosh (8 punti). Chalmers firma il +10, 46-36, ma si tratta solo del prologo. Miller, incontenibile, realizza la quarta tripla in altrettanti tentativi, 51-36 al 18’. Durant (14 punti) si frappone a James (15 punti) e a un’inerzia totalmente negativa, 59-49 al 24’. Al rientro dall’intervallo lungo OKC sembra tornare a galla con la schiacciata del – 5 di Ibaka, 61-56. Battier e Chalmers dal perimetro spengono qualsiasi illusione, 72-62. Westbrook segna solo dalla lunetta (11/13) e James sfrutta un fallo antisportivo di Fisher per scavare il solco determinante. Bosh esalta l’American Airlines Arena con la tripla del +22, 85-63 al 33’. I Thunder non ci credono più e l’epilogo è tutto in discesa per i nuovi campioni del mondo.

Finale Nba

Oklahoma City Thunder-Miami Heat 105-94 Oklahoma City Thunder-Miami Heat 96-100

Miami Heat-Oklahoma City Thunder 91-85
Miami Heat-Oklahoma City Thunder 104-98
Miami Heat-Oklahoma City Thunder 121-106

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