giovedì 7 giugno 2012

Nba, Oklahoma completa il capolavoro contro San Antonio ed è la prima finalista

http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/nba_spurs_ko_alovest_oklahoma_prima_finalista/notizie/200823.shtml
 
di Gabriele Santoro




ROMA – Oklahoma apre una nuova era nella Nba con il primo successo di una franchigia destinata ad essere protagonista da oggi per il prossimo decennio. San Antonio incassa, 107-99, la quarta sconfitta consecutiva nella serie (4-2) di finale e Kevin Durant, uomo simbolo della rinascita Thunder, alza, davanti agli oltre 18mila tifosi di casa, il trofeo riservato ai neo campioni della Western Conference.

Le reazioni. «Questo è un gruppo di giovani uomini che hanno unito, come mai è successo, una città e uno Stato intero». Clay Bennet, presidente dei Thunder e fautore nel 2008 del trasferimento da Seattle ad Oklahoma, si gode il trionfo del suo progetto che in appena quattro anni ha trasformato una squadra scivolata nell’oblio (risaliva al ’96 l’ultima finale dei SuperSonics) in una da titolo. La formazione allenata da Scott Brooks ha un’età media di 22.7 anni ed è stata sapientemente costruita intorno alla stella, in piena ascesa, di Kevin Durant (34 punti, 14 rimbalzi) autore di un’altra prestazione stupenda. In cabina di regia domina l’esplosività, oggi ben indirizzata, di Russell Westbrook (25 punti, 9/17, 8 rimbalzi, 5 assist). Sotto i tabelloni Perkins offre una presenza muscolare, mentre Ibaka (10 punti, 4 rimbalzi) assicura la verticalità. L’ex Biella Sefolosha (9 punti, +10 di plus/minus) è un collante prezioso, come insostituibile dalla panchina James Harden (16 punti, 3/4 da3). Oklahoma corre più e meglio di tutti, ma ha soprattutto le qualità morali che rendono un gruppo vincente. «Sul -18 potevamo mollare, ma non l’abbiamo fatto. I miei ragazzi non hanno mai perso l’attitudine positiva», sottolinea Scott Brooks. Durant non si scompone: «Si tratta solo di un ulteriore passo verso il nostro sogno». 

«Non abbiamo le loro gambe e la loro energia. Non salteremo mai in alto o correremo così veloci. Ma nel primo tempo abbiamo fatto un ottimo lavoro. Nella ripresa ci hanno reso tutto estremamente complicato». Le parole di Manu Ginobili fotografano in modo ineccepibile la resa degli Spurs, che dilapidano 18 punti di vantaggio. San Antonio manca l’accesso alla finalissima della lega statunitense e chiude un ciclo da ricordare soprattutto per la qualità di un sistema di gioco capace di esaltare e coinvolgere le qualità di ciascun interprete. Nel primo e nel secondo quarto Oklahoma rincorre in affanno la pallacanestro di coach Popovich: gli Spurs muovono la palla velocemente, trovano sempre il compagno libero per il miglior tiro possibile e fanno canestro (60.9% al 12’, 54.5% al 24’).Tony Parker torna ad essere un rebus irrisolvibile (21 punti, 8/14 dal campo, 10 assist al 24’) per la difesa Thunder, per poi ripiombare nel pantano (8 punti con 4/13 e 2 assist nella ripresa) delle sconfitte precedenti. Tim Duncan (25 punti, 14 rimbalzi) non tradisce mai nell’area dei tre secondi, mentre sul perimetro l’unico ad avere confidenza con il nylon è Stephen Jackson (23 punti, 6/7 da3 con i compagni che complessivamente registrano un 5/19). Ginobili (10 punti, 2/8 da3, - 14 di plus/minus) non ripete (34 punti a referto) il capolavoro di gara cinque.

La partita. San Antonio produce un primo periodo esaltante: 34 punti segnati, 20 subiti, con il solo Parker che realizza più canestri (8 contro 7) su azione di tutta Oklahoma. Westbrook insegue le geometrie del talento francese che, oltre a depositare il pallone nella retina, crea sempre qualcosa di buono per i compagni. Nella seconda frazione l’inerzia non cambia e Ginobili, con il sesto assist di serata di Parker, infila la tripla del +18, 30-48 al 16’, e Duncan (12 punti) tiene il vantaggio, 42-60 al 22’30. Prima dell’intervallo lungo Durant pesca il tiro dalla lunga distanza che scuote emotivamente l’arena, 48-63 al 24’. Nel secondo tempo si ribalta tutto: i Thunder totalizzano 59 punti con il 57.6%, mentre crollano le percentuali (dal 54.5% al 32.5%) degli Spurs. La freschezza atletica e l’energia di Oklahoma travolgono la resistenza degli ospiti. Il ritrovato Westbrook ricuce fino al -1, 76-77 al 33’, poi ci pensa Durant a siglare il sorpasso, 79-77. L’attacco dei texani si smarrisce e due uomini chiave come il sesto uomo, di lusso, Harden e il veterano Fisher nel cuore dell’ultimo quarto piazzano due triple consecutive fondamentali, 99-93 al 44’. Parker si risveglia (4 punti sugli 8 della ripresa), ma è troppo tardi e Perkins inchioda la schiacciata che spalanca la porta della finale Nba.

Finali

Est: Miami Heat-Boston Celtics 2-3
Ovest: San Antonio Spurs-Oklahoma City Thunder 2-4

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