http://www.ilmessaggero.it/sport/basket/basket_playoff_nba_gallinari_e_denver_ancora_vivi_contro_i_lakers/notizie/195268.shtml
di Gabriele Santoro
Tywon “Ty” Ronell Lawson (32 punti in 30’ d’impiego, 13/18 al tiro, 6 assist), che quest’anno causa lock-out ha indossato anche la canotta dello Zalgiris Kaunas, è un rebus di soluzione difficile per la difesa losangelina. Il play, uscito da North Carolina, ha cuore e la dinamite nelle gambe: interprete speciale del pick and roll, inarrestabile in transizione e pericoloso dalla lunga distanza (5/6 da3). «Avevo bisogno solo di un po' di confidenza: dopo il primo canestro non mi sono più fermato», dice Lawson. Con lui c’è un “Gallo” (12 punti, 7 assist, 4 rimbalzi) da trenta e lode. L’ala azzurra crea per i compagni e dà equilibrio grazie alla sua versatilità e intelligenza cestistica in tutte le fasi del gioco.
La matricola Faried (15 punti, 11 rimbalzi) stravince la lotta sotto i tabelloni. Uscendo dalla panchina Miller (12 punti) e Bremer (18 punti) confermano la maggiore qualità dei ricambi Nuggets (dopo il 50-19 di gara 5, prevalgono 40-27 rispetto ai comprimari gialloviola).
I numeri. Denver chiude con un lusinghiero 51% al tiro (10/20 da3) contro il 35% Lakers; prevale a rimbalzo (47-42) e negli assist (26-23).
Le chiavi di gara 7. Coach Brown recupererà dopo la maxi squalifica di sette turni l’indisciplinabile Metta World Peace (all'anagrafe Artest «mi conforta riaverlo vicino», ammette Bryant), che gli garantisce la difesa e l’agonismo oggi non pervenuti. A favore dei Lakers, spinti dal sostegno hollywoodiano dello Staples, c’è la maggiore esperienza nel disputare partite decisive. L’obiettivo sarà fermare la transizione, letale, dei Nuggets e ritrovare lo sperduto Gasol. Denver ha entusiasmo, fiducia e poco da perdere. Servirà la stessa faccia tosta necessaria a ribaltare una serie che sul 3-1 tutti davano ormai come archiviata.
La partita. «Gioca aggressivo, spingi forte la palla». Il messaggio del generale George Karl è chiaro e Ty Lawson esegue: Denver accoglie i Lakers con un parziale devastante di 13-0 in 3’. Il play, coadiuvato da Gallinari (5 punti, 3 assist), infiamma subito il Pepsi Center e segna 14 dei primi 23 punti Nuggets, che volano in transizione. Los Angeles è stordita (0/8 dal campo in 4’) e si aggrappa all’orgoglio del suo numero 24, che prova ad arginare la forza d’urto del sistema corri e tira dei padroni di casa, 30-20 al 12’. La qualità dei possessi offensivi (6 palle perse nella seconda frazione) di Denver cala fisiologicamente (3/14 dopo l’iniziale 9/12 con 5/5 dalla lunga distanza). Senza il contropiede i Nuggets esplorano il post basso con Harrington e si affidano al veterano Miller. «Non voglio la partita perfetta, mi basta vincere», ammonisce coach Karl in panchina.
I gialloviola si avvicinano, 47-43, con Bryant (19 punti in 24’) intenzionato a rovinare la festa del Colorado, ma non hanno riferimenti nell’area colorata (22-12) con Gasol e Bynum evanescenti (0/7 in 18’). Il “Gallo” (10 punti, 5 assist) e l’indemoniato Lawson (19 punti) rimettono però la giusta distanza, 54-45 al 24’. Al rientro dall’intervallo lungo l’intensità di Denver stende definitivamente i Lakers, che aprono il terzo quarto con un gelido 0/6. Gallinari, anche senza la mira da fuori, spiega pallacanestro e innesca l’agonista Faried. Bryant è nervoso e commette un brutto fallo sul rookie classe ’89: due liberi per il +14, 59-45, poi Afflalo e Lawson scavano il solco decisivo, 63-45. Los Angeles ha già la mente rivolta a gara sette e il divario sale con il trentaduesimo punto personale del play Nuggets, 90-65 al 35’. Nell’ultimo periodo la ribalta è per l’ispirato Brewer fino al 113-96 conclusivo.
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