venerdì 22 luglio 2011

Tour, l'orgoglio di Contador sull'Alpe d'Huez. Andy Schleck in maglia gialla

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=157147

di Gabriele Santoro

ROMA - Cento chilometri di emozioni allo stato puro, regalate da personaggi tanto diversi uniti dalla fatica vera, scrivono una delle pagine più belle della storia recente del Tour de France. Il ventiquattrenne francese Pierre Rolland realizza il sogno di tagliare davanti a tutti il traguardo mitico dell’Alpe d’Huez (1850 metri, 13.8 km di salita, pendenza media al 9%), ma il protagonista assoluto è Alberto Contador.

In un clima ostile il campione spagnolo, reduce dal crollo sul Galibier, risorge e prova a riprendersi la Grande Boucle con una corsa generosa e coraggiosa. Il dominatore del Giro d’Italia cerca di fare la rivoluzione, come estremo tentativo di allontanare la sconfitta, già al quindicesimo chilometro quando sul Col de Telegraphe (1566 metri, 11 km, 7.1% di pendenza) piazza il primo scatto e resta solo con Andy Schleck. A venti chilometri dall’arrivo il gruppo dei migliori si ricompatta, ma i ventuno tornanti dell’Alpe d’Huez riaccendono la fantasia del madrileno che riparte per l’ultimo assalto. A due chilometri dalla vetta le energie di Contador sono ridotte al lumicino, Rolland lo riprende e l’orgoglio serve ad addolcire la resa.

L’ultima tappa alpina del Tour chiude la favola in giallo di Thomas Voeckler. La danza sui pedali dell’uomo che ha fatto sognare la Francia per dieci giorni si trasforma in una prova di resistenza feroce e scomposta alla stanchezza. Voeckler va fuori giri al primo affondo di Contador, rientra ai piedi dell’ultima ascesa grazie a uno spirito indomito e al lavoro dei compagni di squadra, ma l’Alpe d’Huez è un ostacolo più grande dell'illusione di Parigi. Andy Schleck, dopo l’impresa d’altri tempi sul Galibier, corre in difesa e a due giorni dalla passerella dei Campi Elisi si prende la maglia più ambita che era distante solo quindici secondi. Ma è presto per considerare chiusi i giochi. Alle sue spalle, oltre al fratello Frank, c’è l’immenso Cadel Evans racchiusi in appena 57 secondi. L’australiano con lo sguardo da pugile incassa colpi a ripetizione, sfida la sfortuna di una bici rotta e lo trovi lì più forte di prima come un Mohammed Alì pronto ad assestare il colpo del ko. L’occasione della vita per Evans è la cronometro di domani: quarantadue chilometri contro il tempo in cui può conquistare un Tour straordinario per equilibrio e storie che si intrecciano sull’asfalto.

Se la Francia gode per il primo successo di tappa in questo Tour, l’Italia festeggia il miglior Damiano Cunego di sempre. Il capitano della Lampre non lascia mai il gruppo di testa e sale al quinto posto in classifica. Male invece Ivan Basso che pedala nelle retrovie senza la gamba e l’aggressività mostrata sui Pirenei.

La diciannovesima tappa, il cui percorso intersecava i ricordi più intensi delle imprese di Marco Pantani dall'Alpe d'Huez '97 al Galibier '98, s'infiamma con continui capovolgimenti. Centonove chilometri vissuti ad altissima intensità con gli attacchi di Contador, la marcatura di Andy Schleck, la crisi di Voeckler e l'incredibile Evans. L'australiano è costretto a fermarsi tre volte per poi cambiare la bici sul Col de Telegraphe e perde la ruota dei migliori. Il Galibier è troppo duro anche per lo spagnolo e il lussemburghese che collaborano, ma vedono assottigliarsi il vantaggio. Ai piedi dell'Alpe d'Huez è tutto da rifare tra due ali di folla che restituiscono la magia del ciclismo. Rolland sorprende tutti, Contador si arrende. Mentre Evans e i fratelli Schleck rimandanol'attesa incoronazione all'ultimo round.

«Non ho vinto una tappa qualsiasi: questa è l’Alpe d’Huez». La gioia di Pierre Rolland, che indosserà la maglia bianca del miglior giovane, è incontenibile e racconta il segreto di una vittoria preparata. «Sul Galibier il mio capitano, Voeckler, mi ha detto di non occuparmi più di lui e giocarmi le mie carte. Conoscevo benissimo l’ultima salita: l’ho provata una decina di volte in allenamento e visionata al video. Ho mantenuto sangue freddo con i due spagnoli (Sanchez nuova maglia a pois e Contador, ndr) anticipando le loro mosse ed è andata bene».

Onore Contador. La giornata del tre volte vincitore del Tour è iniziata con l’ennesimo controllo antidoping a sorpresa dell'Uci. Lungo la strada i tifosi francesi non gli hanno risparmiato fischi ingenerosi con attimi di tensione. Sull’Alpe d’Huez, nel pieno dello sforzo, lo spagnolo ha dovuto allontanare un esagitato travestito da infermiere che lo rincorreva con tanto di siringa finta. «Non ho corso per migliorare il piazzamento in classifica - spiega Contador - ma per provare a vincere. Mi sono divertito sulla bici e sono contento per la reazione alla giornata di ieri. Non mi andava di archiviare questo Tour in modo anonimo. La condizione purtroppo non è quella del Giro, dove ho fatto uno sforzo incredibile ed era difficile fare la doppietta con il Tour. Vorrei ringraziare i tifosi italiani che in questi giorni difficili mi hanno dimostrato un sostegno come sul Colle dell’Agnello».

La fiducia di Andy. «Nella cronometro di domani non conta essere specialisti, piuttosto le energie residue. Sono fiducioso: posso mantenere la maglia gialla fino a Parigi. L’anno scorso avevo perso secondi prima dell’ultima prova contro il tempo oggi li ho guadagnati. Il mio bilancio fino a oggi è positivo e ho attraversato una sola giornata storta. Sono davanti a tutti, le mie gambe sono buone e la motivazione è fortissima».

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