di Gabriele Santoro
ROMA - Sventola la bandiera norvegese al Tour de France. Il campione del mondo Thor Hushovd con un capolavoro di tattica e potenza conquista la seconda tappa pirenaica della Grande Boucle con l’ascesa del durissimo Aubisque e l’arrivo pianeggiante a Lourdes.Il velocista scandinavo entra nella fuga giusta dopo cinquanta chilometri dalla partenza a Pau, gestisce le energie nella scalata dei sedici chilometri della temibile montagna (1709 metri in vetta, pendenza media 7.1%), per poi lanciarsi in discesa e a due chilometri dal traguardo corona l’aggancio con sorpasso prepotente al meraviglioso Roy. Hushovd si è tolto una soddisfazione ancora maggiore della settimana trascorsa con la maglia gialla. Il battagliero francese Jeremy Roy è l’altro protagonista assoluto della tredicesima tappa e delle prime due giornate sui Pirenei: dopo essere transitato ieri davanti a tutti sul Tourmalet ha inciso il proprio nome anche sul glorioso Aubisque. Dall’inizio del Tour Roy ha totalizzato oltre seicento chilometri in fuga ed è il leader della classifica degli scalatori con la maglia a pois.
La giornata si addiceva agli attaccanti dopo le fatiche della tappa precedente e il gruppo maglia gialla ha lasciato uscire uomini fuori classifica accumulando 7’37" di ritardo alla fine. Thomas Voeckler si godrà ancora per ventiquattrore il segno del leader: da domani con l’arrivo a Plateau de Beille è possibile un cambio al vertice della generale. Rientra tra i primi dieci il talentuoso Philippe Gilbert grazie a uno spunto nell’ultimo tratto di gara.
«Volevo approcciare in testa l'Aubisque anticipando Moncoutié e la tattica mi è riuscita alla perfezione. Vincere con la maglia di campione del mondo è un sogno. Nel finale ho tirato come un pazzo per riuscirci. Quest'anno sono stato tanti giorni in maglia gialla dando tanto a questo Tour. Ma è oggi la mia giornata più bella.», ha commentato un raggiante Hushovd.
Dopo 34 chilometri di corsa Andreas Kloden, arrivato in Francia con ambizioni di classifica, ha alzato definitivamente bandiera bianca: troppo forte il dolore per le cadute da record di questo Tour ed è salito a fatica sull’ammiraglia della Radioshack già decimata dalle precedenti defezioni di Brajkovic, Popovych e Horner.
La tappa. Nei primi cinquanta chilometri il gruppo viaggia a una velocità altissima vanificando qualsiasi tentativo di fuga. Tjallingii, Hushovd, Fofonov, Boasson Hagen, Pineau, Roy, Moncoutié, Bak, Gusev e un orgoglioso Alessandro Petacchi formano il treno buono in grado di staccare il gruppo. Il percorso presenta due gran premi della montagna di quarta categoria che non creano problemi a nessuno e a Cote de Belain (428 metri) il vantaggio dei fuggitivi è di 4’40. La scalata dell’Aubisque è l’insidia di giornata: la fuga si polverizza, mentre il gruppo procede senza strappi di nessun big. Il traguardo è troppo lontano per ipotizzare un’azione. Hushovd aggredisce la salita sulle pendenze più dolci. Da passista velocista qual è soffre quando l’ascesa si fa più aspra e cede oltre un minuto allo scatenato Roy.
Al Gpm Hushovd e il navigato Moncoutié animano la staffetta che tra discesa e falsopiano brucia la dote costruita dal coraggioso Roy. Il campione del mondo saluta la compagnia per godersi l’ultimo chilometro in solitudine. Voeckler reclama con Schleck un maggiore impegno della Leopard per tenere unito il gruppo, ma non trova riscontro. Philippe Gilbert scappa e rosicchia secondi importanti. Domani sarà un’altra storia con una tappa di montagna durissima che svelerà alcune carte del Tour alla ricerca di un padrone.
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