di Gabriele Santoro
ROMA – Andy Schleck sceglie la tappa più dura del Tour per piazzare l’atteso colpo da fuoriclasse che stravolge la corsa francese. Il lussemburghese con la faccia da bambino corona con un successo splendido una fuga lunga sessanta chilometri, dall’ascesa dell’Izoard (2360 metri) alla vetta del mitico Galibier (2645 metri, pendenze oltre il 10%), che ha il sapore dell’impresa e di un ciclismo d’altri tempi. L’altro eroe di giornata è Thomas Voeckler: l’uomo che sta facendo sognare la Francia arriva stravolto al traguardo, ma difende ancora una volta di un soffio la maglia gialla con un margine di appena quindici secondi sul re del Galibier.Il minore e più talentuoso dei fratelli Schleck, che aveva mandato in avanguardia il gregario Monfort, scatta a cinque chilometri dalla vetta dell'Izoard e crea subito il vuoto. Nel tratto di discesa e pianeggiante che collega le due montagne è fondamentale l’apporto del compagno di squadra per tenere a distanza il gruppo maglia gialla. La pedalata di Andy è potente, agile e composta con le spalle che non tradiscono movimenti. Lo sguardo è concentrato senza smorfie di fatica ed è rivolto sempre avanti. Gli avversari sembrano sorpresi dall’attacco e incapaci di organizzare una reazione: a otto chilometri dal traguardo, quando inizia la parte più difficile del Galibier, Schleck ha oltre quattro minuti di vantaggio ed è maglia gialla virtuale. La stanchezza inizia a farsi sentire e l’azione di pura potenza di Cadel Evans produce un recupero parziale senza mettere in discussione il risultato della tappa. L’australiano si salva e aumenta la possibilità di trionfare domenica sui Campi Elisi, grazie alla cronometro in programma sabato, anche se i fratelli Schleck promettono ancora battaglia con Frank oggi scuderio impeccabile.
Andy Schleck svela il volto umano di Contador alle prese con problemi al ginocchio e un Tour ricco di imprevisti. Il campione spagnolo crolla nella tappa della verità e il podio ormai è lontanissimo: prima guarda scappare l’avversario che ha beffato nelle edizioni precedenti della Grande Boucle e forse sottovalutato nei giorni scorsi, poi a due chilometri dalla fine cede di schianto alla pedalata rabbiosa di Evans abbandonando qualsiasi sogno di rimonta. Damiano Cunego e Ivan Basso si confermano tra i migliori. Ai due azzurri manca però la fiammata e l'Alpe d'Huez di domani potrebbe essere l'occasione giusta. Esce di scena il basco Sanchez protagonista sui Pirenei.
Strategia vincente. Nelle giornate pirenaiche la Leopard, squadra degli Schleck, era finita nel mirino della critica per la condotta di gara poco convincente e troppo accorta. Oggi non hanno sbagliato niente, mandando da subito in avanscoperta Monfort e Posthuma. I due entrano nella fuga di sedici corridori che si forma al cinquantesimo chilometro e poi si rivelano un aiuto fondamentale per il capitano. Tra i i fuggitivi Iglinsky transita per primo sulle asperità del Colle dell'Agnello (2744 metri, 23.7 chilometri al 6.5% di pendenza media), mentre Contador pedala senza brillantezza nelle retrovie del gruppo. Lo scatto di Andy Schleck spacca la corsa e sull'Izoard avviene il ricongiungimento con Monfort. Sul Galibier il lussemburghese saluta il resto degli attaccanti e s'invola negli ultimi chilometri tra tornanti durissimi e stracolmi di appassionati. Dietro il fratello Frank marca tutti, ma il passo di Evans è forte e fa da traino allo stoico Voeckler rendendo l'esito del Tour sempre più incerto.
Voeckler resiste. «Negli ultimi chilometri la sofferenza era tale da non percepire alcuna emozione. Ho dato tutto e sulla linea del traguardo faticavo anche a respirare. Il lavoro del mio compagno di squadra Pierre Rolland è stato straordinario e fondamentale. Non ho aggettivi per qualificare la mia corsa. Cadel Evans? E' andato fortissimo e credo sia il favorito per la vittoria finale.Domani affrontiamo l'Alpe d'Huez e non so cosa potrà succedere. Andy Schleck è un grande scalatore e oggi ha fatto un grande numero.»
Contador si arrende. «La vittoria ormai è impossibile - ammette lo spagnolo - Ho incontrato una giornata storta: le gambe non rispondevano e negli ultimi dieci chilometri ho avvertito una debolezza incredibile. Andy ha corso in modo intelligente piazzando due uomini in fuga. Bisogna solo fargli i complimenti per la grande gara. Ora penso solo a riposarmi, sono prosciugato di energie.»
Andy rischia tutto. «Nella mia mente c'era questa vittoria - spiega Schleck - Non volevo finire quarto a Parigi e ho rotto gli indugi. Ho rischiato tutto ed è andata. Il mio carattere è così: non ho paura di perdere. Ho male alle gambe, ma anche gli altri che mi hanno inseguito devono sentirlo. Tutta la squadra ha lavorato benissimo e il risultato finale dà ancora più motivazione. Ho conquistato la tappa e sono secondo in classifica. E soprattutto domani potrei indossare la maglia gialla! La mia intenzione era conquistarla già oggi, ma Voeckler ha sorpreso tutti. Questo è lo spettacolo del ciclismo.»
Domani il Tour si congeda dalle Alpi con una tappa breve, 109.5 chilometri, ma intensa che affronterà il Galibier dal versante più duro e l'Alpe d'Huez.
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