di Gabriele Santoro
ROMA - C’è una luce in fondo al tunnel di incertezze che avvolge la Virtus Roma. Nell’ormai lontana estate del 2006 la festa romana per la riconquista dell’Eurolega veniva gelata dall’addio al veleno del principale protagonista, Svetislav Pesic, di quel risultato. Oggi Roma ha perso l’Europa, ma potrebbe ritrovare il tecnico di Novi Sad. L’uomo giusto per riaccendere l’entusiasmo sopito da tre anni di batoste grazie al legame speciale che Pesic seppe instaurare con i tifosi: con lui in panchina e Bodiroga in campo il Palaeur traboccava di passione e tutto sembrava possibile. Lo stile inconfondibile e carismatico di Pesic, che ha consegnato al Barcellona la prima storica Eurolega e vinto tutto con la nazionale serba, sarebbe la garanzia migliore per una società in cerca di nuove figure di riferimento.«Un mese fa ho avuto un lungo colloquio con l’amico Boscia Tanjevic a proposito della possibilità di un mio ritorno a Roma - spiega Svetislav Pesic - Due o tre settimane fa il mio agente Luciano Capicchioni ha parlato con il presidente Toti, ma da allora non ho ulteriori informazioni. L’idea è stimolante, ma non posso commentare nulla se non c’è qualcosa di più concreto. Sono pronto a dialogare».
L’ostacolo maggiore è l’ingaggio sostanzioso di un allenatore di tale spessore in conseguenza del ridimensionamento del budget previsto dalla Virtus. Le alternative in campo per la panchina sono gli italiani Bechi, Lardo, e l’altra suggestione Repesa.
La Roma che ritroverebbe Pesic non è la squadra in rampa di lancio e con il proposito di vittorie di cinque anni fa. «A Valencia ho passato sei mesi straordinari - prosegue il coach - ereditando un gruppo di giocatori in crisi, abbiamo scalato rapidamente la classifica in campionato e in Eurolega siamo arrivati a un passo dalla Final Four. Il rapporto con i tifosi è stato incredibilmente intenso, ma a fine anno non c’è stata identità di vedute con la società. Mi interessava costruire qualcosa di importante a lungo termine».
L’idea di ricostruire, anche se non nell’immediato, un percorso vincente potrebbe essere il punto d’incontro con la Virtus. «Non so nello specifico quali siano le prospettive, le intenzioni della proprietà e gli obiettivi attuali della società capitolina. Dovrei parlare con il presidente Toti. Sì, a me interessa un progetto e le vittorie non si costruiscono in un giorno».
Quali stimoli le darebbe la sfida romana: finire un lavoro lasciato a metà? «Roma è un palcoscenico fantastico - conclude Pesic - non ho mai dimenticato l’energia, lo spettacolo del Palaeur stracolmo di persone. Una città del genere non ha bisogno di stimoli accessori. Così come ricordo l’ottimo lavoro svolto, che aveva permesso alla Virtus di riconquistare l’Europa che conta».
Sente di dire qualcosa ai tifosi confortati al solo pensiero di un suo possibile ritorno? «We wir see if it’s possible». Per il momento niente più di un “vedremo”, nel suo inconfondibile anglo tedesco.
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