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di Gabriele Santoro
ROMA – Il perdente di successo riscrive la storia. Oggi Cadel Evans ride ed è un sorriso che nasce dall’anima di un leone della strada. A Grenoble nella sfida solitaria contro il tempo di una cronometro lunga oltre quarantadue chilometri l’australiano strapazza Andy Schleck e conquista il Tour de France. Evans non spreca l’occasione della vita: dopo aver domato in modo esemplare le asperità pirenaiche e alpine della Grande Boucle si esalta con la potenza di un movimento incessante, composto e inarrestabile. Il campione a tutto tondo, per lui due titoli mondiali anche con la mountain bike, rilancia sempre l’andatura alzandosi sui pedali. Andy è piantato sulla sella, ondeggia con le spalle e scuote la testa rincorso dall’incubo del terzo secondo posto consecutivo al Tour.di Gabriele Santoro
L’australiano dopo quindici chilometri recupera già trentasei dei cinquantasette secondi complessivi di vantaggio del lussemburghese. Al ventisettesimo chilometro la maglia gialla è ormai saldamente sulle spalle di Evans con il crollo totale di Schleck in ritardo di 1’41” dal rivale. Al traguardo finale il più rapido di tutti è il tedesco Tony Martin, che chiude con il tempo di 55’33” alla velocità media di 46 chilometri orari. Alle sue spalle il trionfatore della corsa francese con appena sette secondi di ritardo, mentre Andy è solo diciassettesimo a 2’37”.
Il trentaquattrenne originario di Katherine lancia dal podio il bouquet di fiori, stringe la mascella da attore di Hollywood per trattenere l’emozione e vive il trionfo con lo spirito del pugile umile che ha incassato i colpi più duri degli avversari per poi affondare il proprio vincente. Evans, svezzato al grande ciclismo in Italia, con gli occhi lucidi e la voce morbida che lo contraddistingue manda subito la prima dedica ad Aldo Sassi, storico tecnico di fenomeni delle due ruote scomparso prematuramente lo scorso dicembre. «È stato il primo a credere in me. Mi ripeteva sempre: “Sei un grande corridore e puoi vincere una corsa a tappe come il Tour”. Il mio pensiero è per lui».
«La voglia di vincere era talmente forte - prosegue Evans - che ho attinto a tutte le energie disponibili. Ancora non riesco a realizzare il successo che inseguivo da tantissimo tempo. Dopo aver perso il Tour a cronometro nel 2007 e 2008 è arrivata la rivincita. Lo scorso anno ero in maglia gialla e una caduta ha rovinato tutto. Stavolta la condizione fisica era ottimale con il supporto di una squadra forte».
Questione di secondi e di prime volte. Alla partenza della ventesima tappa Andy Schleck doveva gestire sul terreno a lui meno congeniale i cinquantasette secondi strappati all’australiano sulle Alpi e la maglia gialla rincorsa a lungo. La cronometro si conferma il tallone d’achille di Andy apparso privo delle energie fisiche e mentali spese nell'impresa sul Galibier e a difendersi sull’Alpe d’Huez. I fratelli lussemburghesi, anche Frank è rimasto al palo, si fermano nuovamente ai piedi del gradino più alto del podio di Parigi. Una delle scene più toccanti del Tour è l'abbraccio con cui Frank cerca di rincuorare al traguardo il fratello stravolto dalla delusione. Evans, consapevole della supremazia a cronometro, bandisce i calcoli da ragioniere spingendo al massimo fin dal primo metro di asfalto. Il capitano della BMC diretta dall’italiano Fabio Baldato, che nelle edizioni 2007 e 2008 del Tour si classificò secondo rispettivamente per 23 e 58 secondi, regala all’Australia la prima volta assoluta nella corsa a tappe più famosa del mondo. L'australiano d'Italia, sposato con l'italiana Chiara Passerini e cresciuto sportivamente al Centro Mapei di Castellanza, ha posato una pietra del successo odierno l'8 giugno al Giro del Delfinato, dove a differenza degli Schleck ha testato con ottimi risultati lo stesso percorso a cronometro affrontato oggi.
Il Tour degli italiani si era concluso virtualmente ieri sull'Alpe d'Huez. Ivan Basso e Damiano Cunego, rispettivamente con 3'47" e 3'38 di ritardo da Martin, disputano una pessima cronometro e archiviano la Grande Boucle con stati d'animo diversi. Per il varesino della Liquigas c'è tanta delusione. Per il veronese della Lampre si tratta di una ripartenza. «Questo Tour mi ha respinto. È la corsa che amo di più ed è una grande ferita. Arrivare tra i primi dieci non è il risultato che mi attendevo, ma ci riproveremo. A vincere c'è un grande campione, che lo merita in pieno»., ha commentato Basso. «Porto a casa la consapevolezza di essere tra i migliori. In salita è andata molto bene, a cronometro che è il mio punto debole no. Devo ringraziare la squadra che ha fatto un lavoro splendido»., ha spiegato Cunego.
Alberto Contador finisce in bellezza un Tour difficile con il terzo tempo dietro la coppia Evans-Martin. Il francese Pierre Rolland, trionfatore sull'Alpe d'Huez, conserva la maglia bianca del miglior giovane vanificando l'assalto dell'estone Rein Taaramae. Il basco Samuel Sanchez vince la classifica degli scalatori e indossa la maglia a pois. Mark Cavendish, dopo aver sofferto e rischiato di uscire dalla corsa per essere arrivato fuori tempo massimo sulle Alpi, scalda i motori per la passerella da sprint parigina sui Campi Elisi (domani 95 chilometri) in cui può finalmente conquistare l'agognata maglia verde della classifica a punti.
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